È facile dire che non esiste la filosofia ma esistono i filosofi. Tuttavia i filosofi non nascono da inizi personali, una filosofia è in genere una combinazione, anche se questa parola non deve evocare l'idea che si possa tracciare una mappa di ogni combinazione possibile. Una combinazione deriva da una contingenza di elementi che si ritrovano tutti metabolizzati nella forma di una scrittura che si dà regole e finalità (anche quando pensa di poterle negare in via di principio). Per ogni filosofo importa trovare ciò che genealogicamente ha formato il suo "pensiero" che è tutt'altro dall'elencare fonti e influenze. Un lavoro del genere richiede di individuare le forme geometriche di una produttività filosofica e riuscire a mettersi nella sua corrente, seguire il flusso, capire la direzione, seguire il modo di comporsi. Così vi sono solo contingenze teoretiche all'interno di universi più ampi che sono le tradizioni. Considerare in questo modo la filosofia vuol dire non mettersi mai nel luogo finale per fare una qualsiasi storia ordinata. Comprendere invece le ragioni di questa proliferazione, capire la discontinuità, ma capire anche che ciascuna ragione è sorretta da una forza vitale. Parola generica. Per riconoscere una forza vitale occorre che il lavoro filosofico non sia riducibile a una professione (quanto costò a Socrate capire che la questione non è una techne?) anche se deve situarsi in una riconoscibile tradizione.
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